Storia della Democrazia

01.02.2018
Storia della Democrazia

L’ideale democratico ebbe origine nell’antica Grecia nell’età classica (V e V secolo aC). E ‘allo stesso tempo una filosofia e un esperimento politico, con l’esempio di Atene: le riforme di Solone, Pisistrato, Clistene hanno permesso di far avanzare la costruzione del sistema democratico atenieso che Efialtes e Pericle successivamente completati.
I greci hanno quindi posto le basi per una democrazia politica diretta, in cui i cittadini stessi prendono le decisioni riguardanti la città (polis). Ma questa forma di democrazia rimane limitata: donne, schiavi e meticci (gli stranieri residenti ad Atene) non sono considerati cittadini e l’elezione, principio base della democrazia, occupa solo un posto secondario – preferiamo avere ricorrere al sorteggio per designare i magistrati. I governati, seduti regolarmente nell’assemblea generale del popolo (ecclesia), partecipano comunque, e direttamente, nelle decisioni.

 L’esempio della democrazia ateniese sotto Pericle
Pericle è responsabile degli ultimi allargamenti della democrazia ateniese.
L’ecclesia, l’assemblea del popolo, decide tutto; lei è aiutato nel suo compito dal boule (Senato o consiglio), per discutere le questioni prima della riunione ed emettere un avviso. Le funzioni di magistrato, collegiale e annuale, sono strettamente controllate dai dimostranti (le persone).
Le principali magistrati cittadini, strateghi (Stratos greci, esercito, e agein, piombo) ora detengono il vero potere esecutivo, privando archon, ridotta, come il vecchio consiglio aristocratica dell’Areopago, responsabilità legali e religiosa.
L’Helium People’s Court (6.000 elettori scelti a caso) giudica quasi tutti i casi.
Ogni cittadino ateniese può decidere le sorti della sua città nel corso della riunione, servire sul campo, essere bouleute (membro della boule) e di esercitare una magistratura, almeno una volta nella sua vita. Sicché questa uguaglianza di diritto non è una parola vuota, Pericle concede un compenso di partecipazione alla vita civile, il misthos.
La democrazia sta anche lavorando per ridurre le disuguaglianze economiche e sociali, attraverso liturgie pratica (costi normalmente sostenuti dallo Stato affidata ai cittadini più ricchi), un sistema di supporto per i poveri, per i lavori tutti.

2. Prime assemblee rappresentative nel Medioevo
Nell’Europa medievale, non esiste uno stato democratico, ma alcune città (comuni), in particolare nelle Fiandre e in Italia, hanno esperienze vicine alla democrazia. Inoltre, i principi democratici sono applicati in molte comunità monastiche.
A livello delle nazioni, esistono già assemblee rappresentative, elette dal popolo e unite secondo la buona volontà del re: per esempio, il Parlamento in Inghilterra, Cortes in Spagna, gli Stati generali in Francia. Ma solo le Assemblee inglesi godono di reali poteri da quando la Grande Carta del 1215 afferma il principio che il Parlamento deve dare il proprio assenso alle tasse.
3. La nascita delle moderne democrazie
Basato sulla valorizzazione dell’individuo e sull’eguaglianza legale, l’ideale democratico moderno emerge all’alba del diciottesimo secolo. una nuova concezione dell’uomo nella quale lui, libero e dotato di volontà autonoma, non è più soggetto alla Divina Provvidenza. La libertà è definita come una facoltà inerente alla persona umana ed è pienamente realizzata attraverso il riconoscimento di diritti naturali, inalienabili e sacri.
Questa concezione, che scuote la società degli ordini e dei privilegi dell’Ancien Régime, è solennemente affermata nella Francia della Rivoluzione la cui Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 proclama che “gli uomini nascono e rimangono libero e uguale di diritto “.
3.1. Il modello della democrazia rappresentativa britannica (diciassettesimo-diciottesimo secolo)
Mentre il Rinascimento rivive le teorie politiche dell’antichità greca, la Riforma calvinista (seconda metà del sedicesimo secolo) ha assunto (in Scozia, Francia, Paesi Bassi) una colorazione democratica. La monarchia assoluta trionfa, tuttavia, nella maggior parte degli stati europei.
È l’Inghilterra che, alla fine delle rivoluzioni del diciassettesimo secolo. (→ prima rivoluzione d’Inghilterra, seconda rivoluzione d’Inghilterra), mette in atto il primo regime democratico, garantendo le libertà fondamentali, che ne sono il corollario. L’Habeas Corpus Act (1679) e il Bill of Rights (1689) sono le prime affermazioni ufficiali delle libertà democratiche.
Il filosofo inglese John Locke dà la prima formulazione coerente della democrazia moderna nel suo saggio governo civile (1690): la libertà è un diritto umano naturale; un governo è legittimo solo se basato su un contratto con la gente; il potere di fare leggi e di farle rispettare deve essere separato.

Questa separazione dei poteri, riaffermata poco dopo da Montesquieu (dallo spirito delle leggi, 1748), diventa uno dei fondamenti della democrazia. Con l’affermazione della responsabilità ministeriale e l’indebolimento delle prerogative reali, la Gran Bretagna istituisce il primo regime parlamentare, le cui istituzioni diventano un modello.

Assemblée nationale française

Democrazia rappresentativa e democrazia diretta
La democrazia rappresentativa si basa sul principio che solo un corpo di rappresentanti eletti può davvero incarnare la volontà nazionale. Jean-Jacques Rousseau, teorico della sovranità popolare nel contratto sociale (1762), è l’apostolo della democrazia diretta dove ognuno degli individui che compongono il popolo detiene un pacchetto del potere, che mette in comune, dal contratto sociale, sotto la direzione della volontà generale. Questo si manifesterà nel suffragio universale, nella democrazia diretta e nel dominio della maggioranza. Le esperienze democratiche occidentali si discosteranno da questa concezione impossibile da attuare nei grandi stati e nelle società moderne complesse.

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